Suppista of the week: Luca Palla

Intervista raccolta da Paolo Marconi


Nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di vedere i suoi infiniti allenamenti sui social, si tratta di uno degli atleti che sta pagaiando più di tutti portando corpo e mente al limite per esplorare il mare, ma anche sé stesso. Questa settimana vi presentiamo l’unico e inimitabile: LUCA PALLA!

Luca pur non frequentando il mondo delle gare è uno degli atleti più devoti a questa disciplina. Oltre a questo è anche un personaggio davvero interessante del panorama degli Watersports italiani.

Il suo motto è: “I PROBLEMI NON SANNO NUOTARE!”. Attraverso la pratica e l’insegnamento del SUP, Luca trasmette il suo messaggio di rispetto e amore per la natura che ci circonda.

Abbiamo avuto il piacere di farci due chiacchiere conoscendolo meglio e filosofeggiando su cosa spinga un atleta a passare così tanto tempo in mare a bordo di una tavola da SUP. Buona lettura!


Quale è il tuo background sportivo?

Più che un background sportivo diciamo che la mia è una vera e propria dipendenza da tutto ciò che non abbia a che fare con un pallone. Sono cresciuto con le arti marziali che mi hanno dato delle fondamenta essenziali su cui ho costruito negli anni tante altre bellissime discipline sportive fatte di salsedine, ma non solo. Infatti ancora oggi pratico in maniera constante altri sport come la corsa, il nuoto, ciclismo, paracadutismo, motocross e arrampicata. Tutto semplicemente per il gusto e il divertimento di sentirmi vivo e senza fini agonistici.



Praticavi altri sport acquatici prima di avvicinarti al SUP?

Assolutamente SI! Il surf infatti è il mio grande amore e fino a qualche anno fa è stato anche il mio lavoro durato per ben 20 lunghissimi anni. Ho avuto infatti un negozio di surf (Inside Surf Shop) qui in Versilia esattamente a Lido di Camaiore. Qui insegnavo surf e credo di avere venduto anche uno dei primi SUP arrivati in Italia e avere fatto avvicinare a questa disciplina tanti surfisti inizialmente molto diffidenti, per poi condividere questo nuovo amore così strano e differente nelle giornate di mare piatto.

Detto ciò, io amo usare qualsiasi strumento che mi possa fare divertire in acqua, senza nessuna forma di pregiudizio e divertendomi a cambiare tavola magari anche più volte nella stessa session, partendo con la tavoletta per poi passare al long e alla fine come nell’ultima mareggiata, ritrovarmi ad essere spazzato a riva mentre provavo a scivolare con il mio 17 piedi sulle onde non troppo adatte a quel genere di tavola. Ma il bello credo essere proprio questo, mettersi in gioco e non smettere di provare ad imparare cose nuove.



Come è nata la tua storia d’amore col SUP?

Il primo incontro è avvenuto durante il mio matrimonio alle isole Hawaii, e diciamo che almeno il SUP è rimasto a far parte integrante della mia vita… visto che il resto non è andato proprio bene……ahahahah

Scherzi a parte, la cosa che mi fece innamorare fu il modo che avevano di usare queste gigantesche tavole per spostarsi lungo la costa e per raggiungere quegli spot impossibili altrimenti dalla terra ferma.

Mi ricordo una mattina alle prime luci dell’alba quando assieme al mio amico Mike ed il suo fratello di avventure, il guru del surf Rob Machado, ho pagaiato sopra un SUP pesantissimo per più di due ore con la mia tavoletta tra le gambe per poi surfare onde da film fino a che non avevo nemmeno più la forza di alzarmi in pedi, dimenticandomi che per tornare non c’era la balena di pinocchio e che con l’arrivo del buio non era come essere in mare a Viareggio!

Detto questo però non ti dico l’anno in cui ho iniziato altrimenti qualche guru della scena italiana potrebbe rimanerci male, ma ti dico che la mia prima volta è stata con un vecchio tavolone credo da windsurf della Bic con il quale, partito da Lido di Camaiore la sera al tramonto, sono arrivato dopo circa 10 ore a Livorno con una vecchia pagaia da canoa tagliata e adattata. Al tempo ancora non esistevano social dove pubblicare foto!



Nelle ultime settimane ti abbiamo visto pagaiare grandi distanze, ti stai preparando per qualche progetto particolare?

Si dai, diciamo che nell’anno nuovo voglio fare una bellissima traversata che porto da tanto tempo nel cuore, dove dovrò pagaiare tanto e soprattutto senza fermarmi. Voglio però ancora aspettare un attimo, almeno vorrei fare passare questo anno davvero molto strano, per non dire di m&#*a.



La domanda più comune che le persone rivolgono ad atleti di Ultra Endurance come te è: “Chi te lo fa fare?”. Quali sono le motivazioni più profonde che ti portano ad affrontare tali distanze?

Mi verrebbe da risponderti che forse sia stata tutta colpa di essere cresciuto guardando alla televisione personaggi come Rambo e Rocky e credere che tutto quindi fosse possibile ma tanto non ci crederesti. Quindi ti rispondo come dissi una volta ad un amico, meglio pagaiare 10 ore e tornare a casa quando dormono tutti che arrivare invece a casa e dovere spiegare alla suocera che per me quella passione era anche il mio lavoro.

Io se mi alleno solamente un’ora mi sembra di non avere fatto niente, non riesco a spiegarlo, forse è solo volere scappare dai problemi, forse una sana dose di masochismo, oppure la voglia di provare quella sensazione di vivere quei momenti in terza persona, quando la testa si estranea da tutto il resto e potresti correre o pagaiare all’infinito fino a perdere i sensi.



Pagaiando per svariate ore arriva un momento in cui il corpo dice basta e dobbiamo ricorrere a tutte le nostre capacità psicofisiche per superare i momenti di crisi, hai qualche strategia o qualche tecnica particolare che utilizzi per spingerti oltre i limiti?

Se ti dico il mio segreto poi ti devo eliminare…ahahahahah

Adesso chi sta leggendo si aspetterebbe una super risposta tecnica, frutto di lunghissimi studi e test psicofisici, ma devo deludere tutti dicendo che quando sono alla fine delle mie forze io inizio a cantare inventando canzoni oppure a girare nella mia testa film dove poter vivere come in una dimensione parallela dove dolore e fatica non riescono ad entrare.



Passando così tanto tempo all’aria aperta si stabilisce un rapporto intenso con gli elementi naturali, quale è il tuo rapporto con l’ambiente?

Combatto la mia battaglia quotidiana per cercare di sensibilizzare al rispetto dell’ambiente tutti quelli che mi circondano. Soprattutto cerco di piantare quell’importantissimo seme di rispetto verso la natura dentro ognuno dei miei lupetti salati che seguo durante la stagione estiva nel mio Water Camp a Viareggio diviso tra SUP, surf, nuoto, canoa, apnea e tantissime altre bellissime esperienze sempre immersi nella nostra Mamma natura. Dedichiamo un giorno alla settimana proprio esclusivamente a prenderci cura della nostra porzione di spiaggia libera lungo la costa, giocando e divertendoci a pulire quello che noi adulti abbandoniamo in maniera incivile.

E proprio per questo qualche giorno fa è nata una bellissima collaborazione con delle persone di Livorno veramente fantastiche che sono i ragazzi di Sons Of The Ocean, con i quali abbiamo progetti veramente belli, perché finalmente posso dire che in Italia esiste un’associazione senza secondi fini se non quello ed unico di trasmettere ai nostri figli quanto sia importante prenderci cura del Mondo in cui siamo solo di passaggio e che ci ospita senza chiedere niente in cambio.



Un consiglio per i suppisti alle prime armi che vogliono iniziare a pagaiare lunghe distanze?

Iniziare a suonare uno strumento ed iscriversi ad un corso di canto, oppure un bel corso di recitazione…..AHAHAHAAHAH

Tutto deve essere fatto in maniera graduale e capire che il 50% di una qualsiasi preparazione sportiva è composto da RIPOSO, ALIMENTAZIONE e ALLENAMENTO MENTALE, senza mai scordarsi però che questo modo di fare sport porta ad una dipendenza che a volte può cambiarti la vita.

Inoltre vorrei aggiungere una cosa veramente importante e cioè a prescindere da qualsiasi percorso che uno poi scelga di fare, tra competizioni o insegnamento di questa disciplina, l’importanza assoluta è di non perdere mai di vista il motivo per cui abbiamo iniziato a pagaiare. Perché prima di ogni medaglia, prima di qualsiasi podio e prima di qualsiasi scuola di SUP, non dobbiamo mai disinnamorarci di questa fidanzata a volte anche un po’ impegnativa, e consiglio soprattutto agli atleti più giovani di non pagaiare sempre e solo per migliorare quei tempi incisi su un orologio, ma ogni tanto di tirare fuori anche quel vecchio tavolone oramai abbandonato in cantina e passeggiare nel blu per ritrovare la vera essenza per cui ognuno di noi quel giorno in passato ha iniziato a pagaiare. Perché senza questo amore tutto prima o poi finirà.



Grazie mille a Luca per aver risposto alle nostre domande e aver condiviso il suo modo di vivere il SUP e il suo amore per il mare e l’ambiente con i lettori di SUP NEWS! Ci vediamo presto in acqua!!

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