Litoranea Veneta Giuliana – 120 km navigando a pelo d’acqua!

Flavio Crivellari è uno di quegli sportivi irriducibili, che sono in grado di trasformare le proprie intuizioni sportive in realtà, anche grazie alla loro capacità di organizzarsi, prepararsi al meglio, ma anche saper soffrire, visto che il nostro è uno sport bellissimo, ma è uno sport di fatica!

A Flavio va anche dato grande merito per la pazienza che ha saputo dimostrare nei confronti della sgangherata redazione di SUP NEWS, dal momento che l’impresa è stata messa a segno il 25 giugno, il racconto dell’impresa è stato raccolto il 6 luglio, ma fra una cosa e l’altra, siamo riusciti a pubblicare questo articolo solo adesso, a quasi due mesi di distanza!

Ma il tempo poco importa, perché quest’impresa, così come quella del nostro amico Thomas Amaduzzi, sono gesti che resteranno indelebili nel tempo, capaci di riportare sempre alla mente di quanti rileggeranno queste righe in futuro, il valore dell’uomo e del messaggio che si era prefisso di portare.

Bravissimo Flavio Crivellari, evviva il SUP!



Foto: Dario Tronchini

Il racconto dell’impresa è di Flavio Crivellari ed è stato raccolto da Ovidio Ferrari

Fasi dell’allenamento di Flavio in assetto notturno in vista dell’impresa…

“Beh, cominciamo subito col dire che l’idea di fondo di questo progetto non era finalizzata alla prestazione sportiva. Il percorso della Litoranea Veneta Giuliana avrei potuto tranquillamente coprirlo anche in 2-3 giorni, ma io sono un agonista e quindi ho deciso di provare a coprire la distanza in giornata. Insomma, da buon agonista non sono riuscito a rinunciare a fare una gara con me stesso, ma l’obiettivo era un altro, cioè quello di valorizzare il nostro territorio e un patrimonio che secondo me è eccelso, come quello della Litoranea Veneta, che poi noi l’abbiamo ridefinita come Litoranea Veneta Giuliana, anche in virtù del 60 Km che ci sono nel territorio del Friuli.

I panorami e i colori straordinari della Litoranea

Un secondo obiettivo ovviamente era anche quello di promuovere l’utilizzo del SUP come mezzo di trasporto per la pratica di un vero e proprio turismo fluviale, dal momento che è uno sport che permette di immergersi nella natura e favorire il contatto con le bellezze naturalistiche. Da questo punto di vista il SUP è perfetto, perché è ecologico, silenzioso e a impatto zero. Quindi questo era il messaggio di fondo legato alla mia impresa.

Navigazione in notturna

Poi è stata scelta proprio la litoranea perché secondo me era lo sfondo ideale per quest’avventura, anche se ho dovuto un po’ faticare più del previsto per il discorso delle barche che non rispettano le regole di navigazione.

Flavio e la Litoranea…

Questa impresa voleva un po’ portare alla riscoperta della Litoranea, che è un’antica via d’acqua usata dalla Serenissima Repubblica, per il trasporto di merci in sicurezza, perché ovviamente i mezzi dell’epoca non potevano affrontare le mareggiate o le intemperie marine, quindi hanno creato questa idrovia che collega la laguna di Venezia alla foce del fiume Isonzo. Poi ovviamente loro proseguivano per raggiungere Trieste e la Slovenia, qua questo è il precorso naturale della litoranea. Stiamo parlando quindi di un sistema di canali artificiali, ce ne sono ben 28, che sfruttano anche tratti di corsi d’acqua di fiumi e lagune (per la precisione 5 fiumi e 3 lagune).

Si tratta di un percorso meraviglioso lungo il quale mi sono trovato a pagaiare anche 3-4 ore nel silenzio più completo, immerso in una natura straordinaria, coi pesci che ti saltavano oltre la tavola, rendendola un’esperienza di quelle che ti vien voglia di condividerle con qualcuno!

Momenti di difficoltà e sosta durante l’impresa

A livello di prestazione ho voluto fare quest’impresa in regime di semi autosufficienza e in solitaria, proprio per aggiungere alla cosa un gradiente di difficoltà, che mi è servito come motivazione sia in fase di preparazione, sia durante l’impresa stessa.

 

Oltre alla pratica classica nel litorale, mi piaceva proporre il SUP come alternativa al turismo in acqua piatta. In Veneto per esempio funziona bene il turismo con battelli che partono da Caorle e ti portano fino a Bibbione e poi magari si fa il ritorno in bicicletta. Quindi magari si potrebbe studiare dei percorsi in cui si alterna la bici al SUP, che permettono di vivere e scoprire le bellezze del nostro paesaggio. Poi magari si tratta di utopie, però intanto mi è piaciuto aprire questa via anche per questo. In realtà non sono stato il primo, perché Leonardo Toso aveva già fatto una parte del percorso da Venezia fino a Lignano, ma poi io ho completato l’opera percorrendo tutta la litoranea, e fra l’altro ho utilizzato anche una tavola Touring per dimostrare che anche con un mezzo alla portata di tutti e senza utilizzare una mezzo ultra-performante, che magari rischia di essere troppo tecnico per l’utente medio, si possono coprire percorsi notevoli. Fra l’altro, considerando la distanza, sono anche riuscito a fare un tempo decoroso, dal momento che ho fatto 12O km in 17 ore e 30 minuti!

Flavio e il suo preparatore Paolo Tedeschi

Ovviamente per riuscire nell’impresa mi sono dovuto allenare e preparare scrupolosamente, e per la preparazione sono stato seguito da Paolo Tedeschi del team BigOne Evolution. La preparazione è iniziata quasi un anno fa, ed è anche stata intervallata da un paio di soste forzate dovute a problemi alle ginocchia che hanno anche richiesto un paio di interventi che mi hanno fatto pensare di rinunciare. Poi a gennaio mi sono deciso e ho cominciato a curare nei minimi dettagli sia la preparazione fisica, che quella metabolica, che quella tecnica, per essere pronti ad affrontare al meglio tutte le possibili situazioni in cui ci si poteva venire a trovare su un percorso così lungo e di conseguenza su una durata così lunga. Questioni meteo, questione fisica, dal momento che in sei mesi ho fatto tanti chilometri di preparazione per essere pronto (circa 2.000!).


Alcune fasi della preparazione


Quindi è importante sottolineare il fatto che se non avessi avuto alle spalle il lavoro di equipe di Paolo Tedeschi e del suo team BigOne Evolution, non sarei mai riuscito ad approcciare una sfida del genere.
Io per esempio tutte le volte gli portavo le mie perplessità, i miei dubbi o i miei problemi, e lui cercava di trovare soluzioni per andare avanti in maniera positiva con questa esperienza.
Questo è importante ribadirlo, perché non ci si sveglia dalla sera alla mattina improvvisando imprese del genere, devi prepararti, allenarti pianificare meticolosamente ogni dettaglio.

Devi prepararti e pianificare ogni dettaglio

Per esempio, oltre ai chilometri percorsi, quel giorno lì io ho bevuto qualcosa come 18 litri d’acqua, fra acqua e integratori! E poi ho trovato anche condizioni abbastanza critiche, con caldo afoso, corrente contro…

Il background sportivo di Flavio sicuramente lo ha un po’ aiutato…

Bisogna anche dire che dal punto di vista sportivo, io provengo dalle ultramaratone, che praticavo con molta soddisfazione prima degli infortuni alle ginocchia! Per cui so bene cosa significa la gestione delle energie e del corpo durante lo sforzo prolungato. E anche in questo caso questa capacità mi è stata di grande aiuto, perché per esempio durante il percorso ho dovuto alternare vari tipi di pagaiata per non andare ad affaticare solo i dorsali e la schiena, ma sfruttare al meglio un po’ tutte le zone muscolari, come addominali, pettorali, gambe…

Con l’aiuto di Paolo (Tedeschi, ndr) abbiamo analizzato e allenato un po’ tutti i tipi di pagaiata proprio con questo obiettivo, tanto è vero che adesso quando pagaiare normalmente sono un po’ in difficoltà, perché ormai ho acquisito una postura che mi ci vorrà un po’ di tempo a rielaborare. Considera che oltre al tempo passato durante il percorso (ricordiamo: 17 ore e 30 minuti, ndr), durante la preparazione ho fatto diversi allenamenti passati a pagaiare anche 10 ore consecutive, che sono state importantissime per riuscire a capire bene cosa fare e come pagaiare per risparmiare energie e mantenere una pagaiata efficate!

Flavio col fratello Gianfranco e il sindaco al momento dell’arrivo

Per quanto riguarda il percorso, io son partito dalla Conca di Cavallino, che si trova nella laguna di Venezia, ma praticamente è nella zona di Jesolo, poi sono arrivato fino alla foce del Fiume Isonzo, e da lì ho attraversato il nostro golfo e sono arrivato alla spiaggia di Marina Julia. Sono partito alle 4,30 del mattino (!!!, ndr) e sono arrivato alle 22. Ho impiegato 17 ore e 30 minuti per coprire tutto il percorso, comprese le soste. Ho fatto 6 pit stop di rifornimento e via. Sono stato seguito dalla barca solo per un pezzo di percorso e a Porto Buso, dove ho avuto bisogno di fare una sosta tecnica sulla barca, poi la barca mi ha fatto compagnia fino a Grado e poi ho proseguito da solo, vivendo in solitaria e prima persona tutta l’avventura.

La protagonista principale: la Litoranea Veneta Giuliana

Ovviamente durante il percorso ci sono stati anche momenti di difficoltà. Dal punto di vista fisico la prima difficoltà si è presentata dopo i primi 45 Km. quando ho cominciato ad accusare infiammazioni agli avambracci. Poi ci sono stati step di incremento della difficoltà dopo gli 80 Km, i 90, ecc… d’altronde quando si pagaia, l’avambraccio e il polso sono molto sollecitati (e senza quelli non puoi stringere e manovrare la pagaia, quindi sono muscoli e articolazioni obbligate, ndr).

Affari di famiglia

Dal punto di vista del meteo non ho avuto problemi, dal momento che ero allenato e preparato per affrontare qualsiasi condizione, dalla navigazione al buoi, alla pioggia, al mare mosso, ecc…

L’elemento di difficoltà imprevisto, come ti avevo anticipato, è stato rappresentato dalle alghe nella pinna, dai tratti pieni di plastica, dal passaggio delle imbarcazioni dei diportisti a motore, che sfrecciavano ad alta velocità, incuranti dei regolamenti e della presenza di una persona in equilibrio su una tavola! E fra l’altro sono riusciti a farmi cadere un paio di volte, con tutto quello che questo comporta quando stai facendo un percorso come il mio!

Pronti partenza e via…

Ma durante il percorso come ti ho detto ci sono stati dei momenti di pura estasi, quando nel silenzio e nella solitudine quasi assoluta pagaiavo in mezzo a scenari di assoluta bellezza, come per esempio nella laguna di Bibione e nella zona di Caorle, ma anche la nostra parte della laguna a Grado e Marano è anche molto bella. In linea di massima posso anche dire però che non ho trovato un posto brutto! A parte la prima parte alle 4 del mattino quando non c’era luce e al massimo riuscivo a vedere i pescatori, per il resto sin dal sorgere del sole, ho testimoniato la bellezza di una natura e di panorami straordinari. Ci sono punti in cui la natura è ancora incontaminata, e tu passi nel silenzio più assoluto senza disturbare nessuno!

Anche le autorità danno onore al merito, col sindaco del Comune di Monfalcone che ha presenziato all’Evento e consegnato l’attestato di Merito Sportivo

Insomma, diciamo che nel complesso è stata un’esperienza bellissima che spero di ripetere, magari in un altro contesto, ma sempre con l’idea di fondo di valorizzare il nostro territorio e promuovere la pratica del SUP, a meno che non esca fuori qualche ordinanza che ci vieti di fare SUP nelle acque interne!”

Flavio e i suoi supporters… foto di gruppo all’arrivo

 

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