Intervista a Maicol Pardini

Il nostro Max in arte Johnny Banzai, nel corso della giornata particolare raccontata in un precedente articolo, ha incontrato lo shaper Maicol Pardini, e ha colto l’occasione per condividere con noi anche una interessante intervista.


Ciao Maicol, quando è nata questa passione per gli “sport acquatici” ovvero il windsurf, il surf e il SUP ?

Ciao Max la passione per gli sport acquatici è nata da bambino, frequentavo uno stabilimento balneare a Marina di Pietrasanta gestito dal Nonno di mio cugino, dove passavamo le giornate sopra un laser o un catamarano e un’altra barchetta a vela, la mia preferita, molto vecchia con una vela gigantesca tutta rossa.

Mio fratello che ha qualche anno più di me a quel tempo era il più praticante del windsurf e ovviamente lo guardavo con ammirazione e volevo farlo anche io. Quindi la mia passione è nata tutta dal windsurf, anche se poi in realtà, ho iniziato molti anni dopo a praticarlo come un vero e proprio sport.  Il  surf e il SUP sono arrivati qualche anno dopo per la necessità di coprire le giornate non ventose e di stare il più tempo possibile in acqua allenandosi con il mare.

Quando hai iniziato a costruire da solo le tavole e quando ne hai capito che potevi farne anche per altri?

Quando con il windsurf sono progredito, il mio punto di riferimento è stato il Lapa della “Costa Ovest”, per me il GURU sia nel costruire tavole che ad usarle. Andavo al suo laboratorio a veder realizzare le mie tavole da windsurf e lì  fu MAGIAfu INCANTO;  la sua manualità mi stregò e qualche anno dopo per necessita di sviluppare il mio surf nel SUP decisi di provare a costruire una tavola da sup wave, con misure e forme differenti da quello che trovavo sul mercato. 
Risultato? La cosa più brutta che avevo mai visto, ma che ho comunque utilizzato per puro orgoglio per un bel po’!
Poi venne la numero 2 che iniziava ad avere delle forme un po’ più simili ad un surf, poi la numero 3, inaccessibile per un bel po’ per via delle sue misure, e poi la numero 4 apprezzata e testata anche da altri. Poi ho perso il conto …. 

Nella cerchia dei miei amici ovviamente ci sono molti surfisti e supsurfer e quando hanno saputo che provavo a costruire qualche cosa simile a dei surf qualcuno si è proposto come cavia ed è quello che mi ha spinto a credere che potevo fare qualcosa di più. 

Sono stati i feedback di questi test che mi hanno spinto a continuare;  modellavo pezzi di polistirolo con la consapevolezza che con dei processi lavorativi adeguati potessero diventare oggetti unici altamente performanti.  

Sin dalla prima tavola che ho costruito ho iniziato a pensare ad un nome che le caratterizzasse e ovviamente ne sono passati milioni dentro la mia testa, poi il DNA del windsurfer ha preso il sopravvento  e il mio logo oggi rappresenta semplicemente il vento e il mare, i due elementi chiave di questi sport.

Dove hai cominciato a costruire le tue tavole? Nel garage sotto casa oppure avevi un luogo apposito?

Il mio primo laboratorio era una piccola serra nel giardino di mia nonna. 
Lì sono nate le prime tavole “Frankenstein” costruite con tutto quello che potevo trovare nei magazzini vicini. Ad un certo punto ho capito che non stavo  “semplicemente costruendo una tavola” ma che ero invece completamente immerso nell’ambizioso progetto di sviluppare modelli di SUP e Surf che avessero caratteristiche di performance che erano ben chiare nella mia testa, così (anche grazie alla mia famiglia ) ho tirato su il mio primo laboratorio, attrezzato e strutturato specificamente per queste lavorazioni.  

Una Factory tutta mia dove ho potuto migliorare e personalizzare le mie tecniche costruttive e dove sono cresciuto come shaper. 
Ho iniziato quindi ad utilizzare dei programmi 3D per la ricerca delle linee d’acqua, abbinando la manualità della costruzione artigianale ai moderni programmi di progettazione per tavole da surf ecc..

Nel giugno 2018 la mia modesta ma amata Factory prese fuoco.  Dentro c’era “un inverno di test” e materiali per continuare a sperimentare le mie linee d’acqua, ma anche tavole di amici da riparare.

Fu un giorno che difficilmente dimenticherò,  ma grazie al sostegno di tutti i miei cari e di tantissime persone che al momento nemmeno conoscevo,  come Paolo Cabrina, sono riuscito a non fermarmi e ripartire con il chiaro obiettivo che la  TWO ELEMENTS esistesse ancora e se possibile più concreta ed innovativa di prima. 

E quindi come ti sei riorganizzato per ripartire?

Proprio nel 2018 io e il mio amico Andre Cremoni abbiamo partecipato al “surf game” svolto a Capo Mannu dove il mio modello di punta il The Local,  grazie ad Andrea si è piazzato al terzo posto (grande Andrea!!!).

Lì poi  ho conosciuto Federico Benettolo che si era piazzato al secondo posto e che poi nel 2020,  partecipò ad una tappa dell APP World Tour a Gran Canaria, portando le mie tavole da SUP in una competizione mondiale veramente di alto livello.

Garzie alla sua collaborazione ho potuto sviluppare anche tavole da wingfoil e aggiornare le linee del mio The Local e del modello ProMagik, le due anime radicali della Two elements.

Fede Benettolo testa “The Local” nelle condizioni più estreme

Nella mia nuova Factory sono riuscito a dividere i tre processi di lavorazione,  c’è  una shaperoom   con tutti gli strumenti necessari per modellare le tavole, una stanza dove posso resinare e glassare con le giuste temperature,  un’altra stanza dove svolgo tutto lo smeriglio e la parte finale di lucidatura;  inoltre un piccolo magazzino e una showroom dove posiziono tutto quello che finisco.

Il team DAWN PATROL che oggi ho conosciuto al completo. Ha tutto il mio rispetto e stima.  Sono una bella squadra e fa veramente piacere vedere un gruppo di ragazzacci (diciamo…) uniti da una forte passione comune.

Consegnare di persona le tavole è sicuramente più piacevole specie se fatto in un posticino stupendo come Il Porticciolo a Trevignano  (grazie Fabrizio, pranzo delizioso) , in più dopo aver mangiato le specialità  di lago cucinate  ad arte, abbiamo passato una bellissima giornata di un weekend perfetto con tutta la mia famiglia,  scoprendo questo posto  meraviglioso che è il lago di Bracciano. 

Ci sono incantevoli spiaggette attrezzate per divertirsi e per rilassarsi e ho avuto modo di vedere i vari spot dove sfrecciano con i windsurf e poi , qua il sup regna ovunque ; vedi partire persone di tutte le età pagaiando in piedi  in questo lago che invoglia proprio a fare escursioni con lo stand up paddle in acqua cristallina.

Sicuramente tornerò qua meglio se insieme a tutti i ragazzi del team DAWN PATROL, magari su previsione. 

Grazie a te Maicol. Ti aspettiamo. 
Ah, prima di lasciarci, dicci qualcosa sulle tue tavole. 

Io sono amante del surf performante quindi dalle mie tavole cerco sempre una caratteristica comune che prescinde dal modello, rendere le manovre quanto più facili possibile e quindi dare la possibilità a chi le utilizza di crescere tecnicamente. 

Nelle mie ricerche per ottenere queste caratteristiche, oltre alle linee d’acqua continuamente calibrate su ogni modello, giocano un ruolo importante i materiali,  perché anche questo fa la differenza;  utilizzo un’anima in EPS che abbinata ad una struttura in tessuti laminati con resina epossidica sono il miglior compromesso per avere una tavola molto reattiva sotto i piedi.

Non mi trovo bene con le tavole da sup surfing in carbonio, preferisco per le nostre condizioni “mediterranee, tavole più morbide, simili a quelle da surf, più performanti secondo me sulle onde nostrane. 

Le mie tavole, anche se può sembrare rischioso, non hanno un longarone centrale, in nessun modello. Quello che io voglio è che la tavola non rimbalzi nell’acqua, ma che abbia un flex più o meno veloce che viene definito per ogni tipo di tavola e che viene gestito attraverso diversi tipi di laminazione e tessuti.  Questo regala un feeling maggiore con la tavola e soprattutto un contatto diretto con l’onda. 

Un flex pensato ad esempio per un modello come il “The Local” è finalizzato ad avere una risposta immediata,  per esempio pompando la tavola per prendere velocità senza però comprometterne la stabilità . In questo modo la tavola resta attaccata alla parete in modo più stabile permettendo una maggior coordinazione per la manovra successiva

Maicol surfa col suo “The Local”

In altri sport come il windsurf o il wing invece si cerca la rigidità per avere una risposta più veloce al vento e quindi si utilizza il sandwich invece del classico PVC ad alta densità. Da un po’ di tempo mi sto concentrando su materiali ecosostenibili come il sughero con il quale si riesce ad ottenere una struttura leggera e rigida ma ad impatto ambientale più sostenibile. 


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